"Quando
l'Informazione diventa Pubblicità"
Non è una novità che negli ultimi 4/5 anni il
consumo di vino, oltre che diminuire, si sia decisamente orientato
verso i rossi, “grandi” o “poveri”
che siano. Per una normale regola di mercato i prezzi si sono
adeguati relegando i vini bianchi a vittime sacrificali. A mio
modesto parere una delle principali ragioni di questa “scelta
pilotata” dei consumatori è stato il bombardamento
dei mass media sulle proprietà benefiche dei rossi.
Antitumorale e benefico per le patologie cardiovascolari: manca
poco che sia necessario presentare la ricetta medica per acquistare
vino rosso. Tanti bevitori abitudinari hanno cambiato gusti
mentre nuovi consumatori sono stati attirati nel mondo enologico
proprio grazie alla pubblicità dei rossi (e questo però
è un bel risultato).
D’altronde entrando nelle enoteche o nei supermercati
è sempre più massiccia l’offerta di rossi
a discapito dei bianchi, i rosati manco a parlarne. Credo che
chi ha interesse a far “riprendere” i bianchi dovrebbe
trovare campagne pubblicitarie più originali di quelle
già apparse su alcuni giornali del tipo “anche
i bianchi fanno bene”. |
Ancora troppi consumatori credono che il vino novello sia semplicemente
il primo vino nuovo dell’anno. In realtà il novello
è sì un vino nuovo ma ottenuto con una vinificazione
ad hoc che lo rende particolarmente profumato e quindi originale.
Stiamo parlando della "macerazione carbonica".
Prima di avviarli alla vinificazione, i grappoli di uva interi
vengono posti in un contenitore chiuso ermeticamente e saturo
di anidride carbonica. Qui all’interno dell’acino
avvengono quelle modificazioni dei tessuti presupposto per l’estrazione
dei profumi più intensi della frutta. I grappoli, così
lavorati, stazionano mediamente una settimana prima di essere
pressati e avviati alla fermentazione.
In Italia il mercato dei novelli ha seguito la scia dei cugini
francesi, maestri nel lanciare i loro "Beaujolais".
Caricare di enfasi l’uscita dei novelli permettendone
la vendita solo dal 6 novembre provoca sempre il fascino dell’attesa
e della curiosità. Basti pensare che molte enoteche restano
aperte la notte del 5 novembre nell’attesa che si compia
“l’evento”.
Nonostante le caratteristiche del novello restino invariate
per almeno 6 mesi le vendite sono ristrette a qualche settimana
successiva la sua uscita, a testimonianza che i consumatori
assaggiano il novello ma poi preferiscono il vino “tradizionale”.
Se non altro l’effetto curiosità avvicina al mondo
enologico anche quei consumatori che conoscono poco il vino
fino a definirsi astemi.
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Difficile
spogliare una bottiglia di vino di uno dei suoi tradizionali
componenti: il tappo di sughero. Enologi e consumatori sembrano
però d’accordo: solo i vini di fascia medio bassa
possono permettersi di presentare un tappo sintetico.
D’altronde
la funzione di ossigenazione che il tappo di sughero può
permettere in fase d’invecchiamento del vino potrebbe
riguardare, in teoria, solo i grandi vini rossi.
Ma
gli inventori la notte non dormono e dentro il tappo sintetico
ci hanno infilato una membrana per assicurare lo scambio d’ossigeno
con l’esterno (www.korked.com).
Ammesso che lo stratagemma funzioni, basterà questo a
convincere tutti oppure l’immagine del sughero sarà
sempre più forte di una delle sue funzioni pratiche?
I vantaggi e svantaggi dei sistemi di chiusura dovranno sempre
tenere conto del giudizio del consumatore finale, non sempre
in linea con la migliore soluzione tecnica. |